POESIA, SOPRATTUTTO POESIA

 

 

di Ennio Riolo

 

 

Chi ha conosciuto padre Luigi sa che tutta la sua vita di francescano ha avuto un ritmo frenetico a causa degli impegni che lo incalzavano dall’alba a notte fonda con la forza dei numeri e dell’importanza.

Nonostante ciò, è riuscito a donarci anche quattro libri: in prosa, Pensare Alto e Non tutto è zizzania; in versi, Tu Uomo e Preghiera d’Amore.

Se per poesia intendiamo, secondo il comune criterio, l’espressione figurata di contenuti umani inseriti in peculiari schemi ritmici e stilistici, possiamo dire che lo sono soltanto i versi delle due ultime opere citate. Se invece ne ampliamo il concetto fino a inglobarvi il francescano canto d’amore per ogni creatura, allora anche la prosa di Pensare Alto e Non tutto è zizzania diventa poesia. E vale per i loro pensieri di profonda spiritualità la regola di Orazio che padre Luigi, studiosissimo dei classici latini, ha sempre rispettato, negli scritti come nelle omelie, nelle lesioni come nei colloqui: “Adoperate parole semplici, ma metterle insieme con sapienza”.

Chiunque abbia un minimo di sensibilità e di capacità critica, può, sfogliandole pagine di padre Luigi, avere più di una prova dell’osservazione fatta poco prima. Tuttavia, ecco un solo esempio tratto dal ventiquattresimo capitoletto di Non  tutto è zizzania: “Il mio cuore,campo di tutti, dove ognuno rubava e trafugava quel poco di bene che ancora c’era: Come lo vedo sanguinante, diviso in cento sogni e mille amori: povero cuore seminato lungo il sentiero della mia vita”.

L’eredità spirituale di padre Luigi, sotto qualsiasi forma ci sia giunta, non è legata a luoghi particolari, ma a tutti quelli dove egli ha operato sulle orme di Francesco; non è sbocciata in un momento preciso della sua vita, ma è stata il frutto di tutto il suo patrimonio morale e culturale. In quel patrimonio un posto l’ha occupato il mondo contadino in cui era nato, fatto di armonie sommesse. Dai personaggi di quel mondo gli sono giunte voci semplici, chiare, sincere. Ha imparato a cantare insieme con quelle voci.

Ha cantato perché ha sentito; ha sentito perché ha vissuto; ha vissuto perché ha partecipato.

Nulla ha mai preteso per sé e tutto ha donato agli altri. Ma donando senza preventivare alcun tornaconto, ha tracciato solo strade di bene da percorrere fino a Dio. Il suo sentimento di fraternità è stato così forte da portarlo ad immaginarsi messaggero di pace oltre le mura di un convento, in giro per il mondo. Invece, con costruttivo pragmatismo ha ristretto, solo geograficamente, il raggio di azione, ma questo non gli ha impedito di accendere giorno dopo giorno la pace nel cuore del fratello incontrato per caso o cercato con oculata perseveranza.

Ha vissuto le virtù teologali della fede, della speranza e della carità non solo in relazione a Dio, ma anche agli uomini, dai quali, proprio perché creature del Signore, tutto si può sperare. In questo ottimismo di seguace di Cristo è stata la forza del francescano Luigi: amare l’uomo, credere nell’uomo, sperare nell’uomo. Soprattutto nell’uomo di oggi, anche se abbrutito da tante zavorre: l’egoismo travestito da rigore morale, la disonestà fatta passare per calcolata intraprendenza, i degradanti compromessi camuffati da leciti scambi di vantaggi.

A quest’uomo ha parlato con dialettica incalzante e con capacità didattica, impregnate di pedagogia evangelica. Grazie ad essa, ha compiuto un lavorio di scavo e di chiarificazione dell’animo altrui, fino a quando l’interlocutore è stato in grado di proseguire sulla via del bene con le sue sole forze. Sempre, però, durante questo rapporto padre Luigi è stato attentissimo al rispetto dell’altro, della sua personalità, stimolata, non umiliata, in ogni circostanza. Ha anche guardato al lavoro come lo  strumento più valido attraverso il quale l’uomo, migliorandosi, può contribuire al progresso della società. E’ stato consapevole che dall’ordine interiore nasce quello esteriore. L’uomo in pace con se stesso è modello agli altri in un mondo fatto soprattutto di persone che bisogna salvare, non di cose da difendere, né di programmi o di principi da giustificare. E’ quell’uomo in pace e di pace che padre Luigi ha fatto protagonista esemplare della sua poesia. Sempre. Anche quando lo ha tenuto lontano dalla ribalta.