C'è bisogno di due parole di premessa. Lo scopo di questa inchiesta infatti, è fare il punto sulla situazione della GI.FRA. ITALIANA.

Come ogni tentativo del genere, anche il presente offre possibilità molteplici di valutazione. A diverse prospettive corrispondono relative conclusioni. Le metodologie in campo di statistiche sono molte e non sempre integranti tra di loro. Abbiamo scelto la via del questionario, anziché dell'intervista diretta, per coinvolgere anche le fraternità e per lasciare libero ogni soggetto.

Le difficoltà sono obiettive; tuttavia il presente è un materiale di riflessione che riteniamo estremamente importante ed indicativo su cui lavorare per gli anni futuri della GI.Fra.

La contestazione giovanile del 1968, aveva travolto e riaffermato nello stesso tempo molti valori. E' risaputo che anche molti giovani francescani hanno vissuto detta contestazione portandone speranze e ferite. Tutto ciò ha generato un nuovo Statuto. Ciò è importante anche per meglio comprendere molte delle risposte date al questionario. In realtà i responsabili nazionali degli ultimi dieci anni, continuando l'impegno dei consigli precedenti, hanno insistito precipuamente sulla formazione. Ogni iniziativa è stata finalizzata a riscoprire l'identità della Gioventù Francescana; la formazione che, pur privilegiando l'aspetto conoscitivo, non ha tuttavia, trascurato l’apporto esperienziale, specifico dell'universo giovanile. Per questo nello Statuto si è stabilito: la Gi.Fra. offre ad ogni suo membro i mezzi per una maturità umana, cristiana e francescana.

A più di uno, questo insistere sulla formazione è sembrato, ma impropriamente, un tarpare le ali e la fantasia dei giovani. In realtà, nei responsabili era chiaro e definito il piano di una necessità momentanea per poi passare ad un recupero di una spontaneità che non deve essere finalizzata a se stessa.

"Formare i formatori" è stata la parola d'ordine, ha segnato l'anima della Gi.Fra. tutta, ha posto le basi per un futuro più autentico nel carisma, più generoso nel servizio, più rispondente all'identità del volto del Giovane Francescano.

Conseguentemente questa inchiesta si pone come un'onda di ritorno, come verifica, come una valutazione, per ora sebbene non definitiva, comunque espressione di una tappa raggiunta in una programmazione voluta idealmente, perseguita concretamente, ora verificata ai vari livelli locali, regionali e nazionale.

Si raccoglie in questa inchiesta il frutto di anni di lavoro, di campi-scuola, di corsi di formazione, di discussione e di preghiera. Un frutto che apparirà non solo maturo ma anche appetibile per quanto è espresso come identità del proprio essere, da parte di coloro che hanno risposto.

Nasce anche un Giovane Francescano maturo. Ciò farà paura a coloro che temono la crescita e l'autonomia dei giovani; altri arricceranno il naso e mostreranno diffidenza incrociando le braccia, aspettando cadute dei valori proposti e tradimenti a speranze agognate. Non può essere questo il giusto atteggiamento.

Siamo contenti che questi giovani si presentano con un volto definito, con idee più chiare, con volontà più decisa nello scegliere la radicalità evangelico-francescana, per gridare ancora la fede nel Risorto e proclamare la vittoria del coraggio che nasce dalla fede, sulla paura che è segno di disperazione.

Le statistiche, come si diceva, non offrono chiavi interpretative univoche. C'è però la consapevolezza di una costante che difficilmente, pur volendo, può tradire la sostanza.

Qui alla sostanza si mira: ai Giovani Francescani dei quali si sono ascoltati i pareri, udite le voci, intuite le ansie, vissute le gioie per ridefinire il loro volto e meglio identificarlo; ciò per uno specifico contributo alla Chiesa, tra i tanti modelli che si propongono o si offrono.

E' una consolazione leggere queste pagine scritte da giovani del nostro tempo, spesso e superficialmente accusati di pressappochismo e di essere senza radici.

E che queste pagine facciano soprattutto bene anche ad altri giovani, che credono nella contagiosità positiva della speranza; e a coloro che oggi le hanno scritte, quando un domani, ormai con i capelli e le barbe, pepe e sale, o bianco-neve, rivedranno in esse la realizzazione di una utopia vissuta: riscrivere l'avventura di Francesco alla fine del XX secolo; è qualcosa più di un augurio!

P. Luigi Monaco