Un maestro di tenerezza
Molti anni fa, in una
calda sera d'estate, parlando dell'importanza dei
laici nella Chiesa, mi rivolse sereno questa domanda: «Secondo te quale vita è
più sacrificata, la mia o quella di mio fratello
che è padre di 5 figli?»
A
sentire queste parole rimasi un po' sulle mie. Che
cosa voleva dire un frate come Padre Luigi nel rapportarsi ad un suo familiare
marito e padre?
Sicuramente
la cosa mi colpì profondamente tant'è che ancora
oggi ricordo quella domanda con estrema chiarezza.
P. Luigi in
fondo era stato comprensibile e semplice. «Chi va prima in Paradiso io o mio
fratello?». Questo aveva voluto intendere.
Lungi dal voler
giudicare la sua vita e quella di suo fratello e i meriti di entrambi! Ciò che
invece possiamo capire con quelle sue parole, è la grande stima che P. Luigi ha
nutrito nei confronti di noi secolari, chiamati ogni giorno ad affrontare con
pacatezza e serenità quello che lui stesso ha
definito più volte «il terribile quotidiano».
Di
questa realtà secolare P. Luigi è stato un estimatore profondo e rispettoso
fino ad innamorarsene. Ecco perché ha consacrato il periodo più bello e più
fecondo del suo sacerdozio alle fraternità dell’OFS
e della Gifra per farle crescere umanamente e
spiritualmente e dare loro quella dignità che è propria dei figli di Dio e dei laici impegnati nel temporale.
E
questo suo impegno P. Luigi lo ha vissuto non solo facendoci dono della sua
presenza e della sua cultura ma anche e soprattutto attraverso piccoli gesti di
condivisione e concrete intuizioni nel campo lavorativo e sociale sempre e
soltanto a nostro favore. Che cosa non ha fatto per noi P. Luigi?
Tutto. Certamente
tutto quello che gli era consentito fare. Il suo grande amore, oltre la Croce
del Signore, eravamo noi. E in ossequio ai
documenti conciliari e al Regola OFS, profetica, ha seminato nel fertile
terreno del laicato, educandoci ad essere "nuovi", più vivi, più
dentro la storia del nostro tempo per diffondere il messaggio del Vangelo. E
questa educazione individua le e comunitaria, senza fronzoli, ma ricca di
concretezza, ci ha portati a riconoscere nella nostra vita la signoria di Dio e
la dignità dell'uomo.
Ha apprezzato ognuno che
ha conosciuto
Fedelissimo alla Chiesa, umile, particolarmente quando gli costava abbassare la testa davanti alle idee buone e qualche volta non sagge degli altri, attento ai bisogni di tutti, P. Luigi Monaco mi ha sempre dato l'impressione, per altro poi confermata da tanta gente, di possedere una grande qualità: quella di far credere che ogni persona da lui conosciuta e apprezzata potesse essere privilegiata nel rapportarsi alla sua persona. Ognuno di noi, in fondo, a contatto con lui, si è sempre sentito valorizzato nelle proprie qualità e ridimensionato nel propri difetti.
Di
tenerezza P. Luigi è stato un maestro: non credo di sbagliare nell'affermare
che accanto ad un'inesauribile energia, quasi sempre spesa per il bene di
tutti, P. Luigi è stato rispettoso, delicato ed affettuoso nei confronti dei
fratelli che hanno avuto la gioia di conoscerlo e di cercarlo.
E
passato un anno da quando il Signore lo ha chiamato; non nascondo che spesso me
lo ritrovo davanti agli occhi quasi come se volesse parlarmi e farmi sapere di
qualcosa che gli sta a cuore.
In fondo è stato così
anche nel nostro rapporto prima che arrivasse "sorella morte".
Durante i numerosi viaggi fatti insieme, P. Luigi preferiva il parlare
concreto, profondo ad un discorso superficiale e di convenevoli. Anche nelle
sciocchezze compariva l'essenza delle cose.
E a quest'essenza della cose è stato
sempre molto fedele. Nei momenti più belli e più tristi della mia vita, P. Luigi non mi ha mai privato
della sua presenza affettuosa e paterna: il mio matrimonio, la morte di mio
padre, la nascita della mia bambina, e nello starmi vicino mi ha fatto sentire
la comprensione del padre e la tenerezza del fratello maggiore.
In
tanti anni di vita in comune pochissimi disaccordi e tanta voglia di capirsi. È
stato questo lo slogan del nostro rapporto.
Grazie, P. Luigi, perché
ci hai amati!
Io credo che P. Luigi
abbia saputo veramente amare. Fedele alle parole del Vangelo: «... se il chicco
di grano non muore...» ha dedicato il suo tempo al Signore, ha rinunciato a se
stesso per amore dei fratelli, ha sperimentato la tristezza della solitudine
nell'ultimo periodo della sua vita, quando i problemi, le diffidenze, le
incomprensioni sono aumentati e lui si sarà sentito terribilmente solo e stanco
e forse non amato.
E
a distanza di un anno mi sembra ancora così strano scrivere di lui, parlare di
lui: la commozione è ancora grande ma è confortata dalla certezza che è in
ciclo e che ci assiste con il suo sguardo benevolo.
Io
preferisco ricordarti così, caro P. Luigi; senza tristezza ma con la gioiosa
convinzione che ci assisti e ci incoraggi come hai sempre fatto.
Le
opere, gli insegnamenti e i meriti del giusto rivivono sempre nella vita di chi
ha potuto ereditarne il messaggio.
Così
è per noi, tuoi figli, attratti dalla tua poliedrica personalità, da quella
sana inquietudine evangelica e da quell'ardore autentico e nuovo per tutto ciò
che riporta a Dio.
Grazie
P. Luigi perché ci hai amati! Grazie perché, nonostante la morte, rimani sempre
con noi.
{Campania Serafica, 26 (1994), 2, pp. 18-19).